Brescia ha un patrimonio artistico ricchissimo e molte sono le chiese custodi di secoli di storia e di tesori spesso sconosciuti. Scopriamo insieme le chiese imperdibili durante una visita una città!
Passa quasi inosservata, ma in realtà è un piccolissimo gioiello nel cuore di Brescia: l’interno circolare è stato rifatto nei secoli XVIII-XIX, mentre la facciata esterna della chiesa presenta un tetto conico in cotto visibile dalla piazzetta retrostante.
Il nome della chiesa deriva da un’antica leggenda e fa riferimento ad una sosta fatta proprio dove sorge la chiesa dalla processione che, all’inizio del sec. IX, trasportava i corpi dei santi Faustino e Giovita a San Faustino Maggiore. I due corpi compirono il miracolo di trasudare sangue e, in segno di devozione, la cittadinanza eresse questa cappella.
Tra i più amati luoghi di culto di Brescia, la Chiesa di San Francesco con la sua semplicità e i suoi tesori artistici e architettonici è un vero invito al raccoglimento e alla contemplazione. Il complesso risale al Duecento e fu ampliato tra il 1300 e il 1400, periodo in cui furono aggiunte le cappelle laterali, il presbiterio e il chiostro. Dell’edificio originario restano la facciata romanico-gotica a capanna in medolo, un particolare tipo di roccia, e la parete occidentale.
All’interno, sul lato destro, si notano i resti dell’originaria decorazione a fresco medievale risalente ai primi anni del 1300: in particolare, le scene di un Giudizio Universale, una Pietà le cui linee si ispirano a Giotto e una Scuola di Teologia che ricorda l’attività d’insegnamento esercitata dai frati.
Pregevoli i dipinti del Moretto e del Romanino, i due grandi interpreti del Rinascimento Bresciano, e quelli di Pietro Rosa, Francesco di Prato da Caravaggio, Pietro Avogadro, Pier Maria Bagnadore, Angelo Paglia, Francesco Maffei, Ottavio Amigoni, Pietro Ricchi detto il Lucchese e Giuseppe Tortelli.
Il complesso è noto anche per i suoi due bellissimi chiostri. Dal chiostro gotico-lombardo in cotto e in pietra, opera del 1393 di Guglielmo Frizzoni da Campione, si accede alla sala capitolare, sormontata da un soffitto composto da otto spicchi in forma di stella, dove affiorano resti di affreschi del ‘300-’500. Dalla sacrestia si passa al quattrocentesco Chiostro della Madonna.
Di antichissime origini, la chiesa rappresenta oggi uno straordinario luogo di culto che conserva importanti opere pittoriche del Moretto e del Romanino, i principali maestri dell’arte bresciana.
Nella chiesa, rifatta nel 1440 e fortemente rimaneggiata nel ‘600, è ancora visibile la struttura originaria della facciata, con due archi ogivali, oltre ai resti di tombe nobili e dell’abside.
Dal fondo della navata sinistra si accede alla Cappella di Santa Maria, che ospita affreschi di fine ‘400 attribuiti a Paolo da Caylina il Giovane e a Floriano Ferramola. Nel battistero si trova uno Sposalizio della Vergine del Romanino. Molto bello è anche il chiostro risalente al 1487, con un loggiato di colonne sormontate da eleganti capitelli e cornici in cotto.
Cuore della devozione mariana e luogo tanto caro a Papa Paolo VI, il complesso monumentale di Santa Maria delle Grazie è uno dei più importanti punti di riferimento della spiritualità bresciana.
Il complesso presenta il Santuario, edificato dove si trovava l’antica chiesa del XIII secolo dedicata alla Natività di Maria, la Basilica, caratterizzata da un interno a tre navate fastosamente decorato con circa 350 stucchi e affreschi tra il tardo Manierismo ed il primo Barocco, fino al suggestivo chiostro che collega le due strutture, con al centro una fontana.
La Basilica conserva inoltre la reliquia della beatificazione di Paolo VI, ovvero la maglietta che il Santo indossava durante l’attentato di Manila nel 1970.
L’antichissima chiesa fu modificata nel 1400 e nel 1600 e internamente trasformata nel 1840 da Rodolfo Vantini, ingegnere e architetto bresciano.
Al suo interno si trovano numerose opere del Moretto, che abitava poco distante, e preziose tele del Romanino e di Benedetto Mora, affreschi del Foppa e Lattanzio Gambara e un Crocifisso ligneo di Jacopo Medici. Nella cappella del Rosario, adornata dagli affreschi di Pietro Zaist, si trova un altare marmoreo di Antonio Calegari.
Nota per ospitare il polittico di Tiziano, la splendida Chiesa dei Santi Nazaro e Celso è un antico edificio quattrocentesco il cui fascino è stato impreziosito nel corso del Settecento, quando furono realizzati numerosi altari tardo barocchi con marmi policromi, stucchi e sculture.
All’interno della sacrestia merita la visita una Adorazione dei Magi realizzata dal Romanino su ante d’organo e un Trittico attribuito a Paolo da Caylina il Vecchio.
Sul fondo del presbiterio è visibile il Polittico Averoldi, opera giovanile di Tiziano perfettamente restaurata. La pala è contenuta in una cornice marmorea realizzata dal Vantini. Accanto alla porta laterale sinistra si trovano i cenotafi dei vescovi Riario e Ducco e di Maffeo Olivieri.
Un gioiello di arte e scultura rinascimentale, costruito a partire dal 1488 per onorare l’immagine miracolosa della Madonna col Bambino affrescata all’esterno di una abitazione che sorgeva in questo luogo. Oggi l’edificio è uno dei luoghi di culto più visitati della città!
La decorazione scultorea della facciata è un autentico capolavoro del Rinascimento bresciano: ad opera di Giangasparo Pedoni, è in marmo di Botticino alternato a marmi di altre tonalità.
L’interno è a pianta quadrata e contiene sculture di Gaspare da Coirano e Antonio della Porta. Vi sono dipinti di Bagnadore, Tomaso Bona, Pietro Marone, Grazio Cossali, Domenico Romani, Enrico Albricci e Francesco Giugno.
Attigua a piazza della Vittoria e a due passi dalla fermata della metropolitana, ecco svettare la Chiesa di Sant’Agata, dalla struttura architettonica risalente ai secoli XIV e XV.
Fu ampliata nel 1458, gettando un ponte sulle acque del fiume Garza per ricavare l’area dove si trova il presbiterio, e nel corso degli anni ha subito numerosi rimaneggiamenti. Fra gli altri, nel ‘700 è stata aggiunta una cornice sopra il portale, coronata da statue di Antonio Calegari. Notevole è la decorazione in terracotta policroma che si trova all’esterno dell’abside.
Collocata allo sbocco di via Magenta verso piazzale Arnaldo, la chiesa di Sant’Afra in Sant’Eufemia si erge elegante con la facciata marmorea recentemente restaurata.
Ricostruita nel 1460 dai monaci Benedettini, l’edificio attuale è opera dell’architetto Domenico Carboni. L’interno ha una sola navata con tre cappelle per lato, ricavate nello spessore della parete.
All’interno sono visibili notevoli dipinti del Veronese, Palma il Giovane, Camillo Rama, Pietro Moro, Pompeo Ghitti ed Enea Salmeggia. La sacrestia è ricavata all’interno di una cappella gotica; nella cripta ci sono tracce di affreschi quattrocenteschi e, sulla scala, un frammento di affresco raffigurante la Madonna attribuito a Vincenzo Civerchio.
Risalente alla fine del ‘500 e costruito sopra un antico cimitero cristiano, il Santuario di Sant’Angela Merici fu gravemente danneggiato durante l’ultimo conflitto mondiale.
La chiesa ospita un polittico di Paolo da Caylina il Giovane e dipinti cinquecenteschi di Vincenzo Civerchio, Francesco da Ponte detto il Bassano, Bartolomeo Passarotti, Bagnadore, Pietro Marone, Carlo Caliari, oltre alla Trasfigurazione di Tintoretto.
Ai primi anni del 1600 risalgono le tele di Giacomo Barucco, Giulio Cesare Procaccini e Palma il Giovane.
Nello storico quartiere del Carmine a Brescia si trova un grandioso esempio di architettura gotica. È la Chiesa di Santa Maria del Carmine, custode di importanti opere d’arte e completata al suo esterno da tre bellissimi chiostri.
All’interno si trovano pregevoli affreschi di Tomaso Sandrini, Bernardino Gandino, Camillo Rama, Antonio Gandino il Vecchio e Giacomo Barucco. Nella chiesa vi sono anche dipinti di Vincenzo Foppa, Pietro Marone, Antonio Cappello, Francesco Giugno, Bagnadore e Palma il Giovane.
La settima cappella fu trasformata in sacrestia e conserva elementi architettonici originari, oltre ad ospitare affreschi del sec. XV; la cappella di sinistra ospita il gruppo ligneo quattrocentesco della Pietà, attribuito a Guido Mazzoni.